giovedì 9 dicembre 2010

Verso un'alternativa low cost della cella fotovoltaica

Ad oggi, il 90% dei pannelli fotovoltaici è realizzato in silicio. Come chiunque ben sa, la maggior parte di essi ha dimensioni non certo tascabili; inoltre, il processo di costruzione è ancora costoso e, per concludere, l’energia elettrica che viene generata all’interno delle celle fotovoltaiche è raccolta da un conduttore costruito in ossido di indio e stagno (ITO), che contribuisce non da poco sul prezzo finale.

Logica, dunque, l’attenzione con la quale le aziende di tutto il mondo seguono i risultati dei numerosi lavori di ricerca compiuti da Enti privati e Università internazionali, che hanno come obiettivo la ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali e tecnologie per la realizzazione di celle solari, con un costo nettamente inferiore all’attuale.

La professoressa Yueh-Lin Loo guida, all’Università di Princeton, un numeroso gruppo di ingegneri e ricercatori chimici, e quest’anno la rivista National Academy of Science ha pubblicato i risultati di una loro ricerca, una tecnologia per produrre una plastica trasparente, facilmente lavorabile e ottima conduttrice di elettricità. Guarda caso, le basi fondamentali che un materiale deve possedere per essere impiegato nella costruzione di celle fotovoltaiche.

L’equipe guidata da Yueh-Lin Loo è riuscita a sperimentare positivamente una tecnologia che consente la lavorazione del polimero rispettando le sue caratteristiche (ovvero, come spiega la Loo “processandoli in modo tale da realizzare qualcosa di utile senza degradare la loro capacità conduttiva”). I ricercatori hanno infatti scoperto che, se trattato con un particolare acido, il polimero, una volta processato, non impedisce più il passaggio della corrente.

La Loo ha poi affermato che, una volta risolto il problema della conduttività, sarà molto facile “dare alla plastica qualunque forma ci torni utile mantenendo intatte le sue qualità” (trasparenza e malleabilità). Per quanto riguarda l’aspetto economico, se questa plastica si dimostrasse capace di sostituire l’ITO nella realizzazione dei conduttori, il valore del risparmio per il processo realizzativo può spingersi anche all’80% del totale. C’è però ancora un ma, e riguarda la durata dei materiali, ancora inferiore al caro, vecchio ossido di indio e stagno.

Fonte: rivista Energia Solare & Rinnovabili

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